martedì 9 gennaio 2024

Sei cresciuta, Lazio mia. E noi con te: grazie!

Sei cresciuta Lazio mia.
E noi con te.
Sono 124.
27 per me, al tuo fianco.
Non ho memoria, se non con te.
Non c'è amicizia, se non da te.
Non c'è speranza, amore, odio, in tua assenza.
Sei la Lazio mia, sei la mia Lazio.
E quindi sei di tutti noi.
Ma la Lazio non proviene da,
La Lazio è.
Amarti è quindi tanto bello e difficile,
quanto più è sfuggente la tua figura.
Tu ci precedi, Lazio.
Non ci rimane che sostenerti,
per altri 124 anni.
Lazio mia, sei cresciuta
Ma rimani eternamente giovane!

mercoledì 20 settembre 2023

Che finimondo

Tolkien, dalla voce di Gandalf (La compagnia dell'anello), amava ricordare che non possiamo cambiare tutto quello che vogliamo. Quello che invece possiamo fare è "fare del bene per il tempo che ci è concesso". Questa frase è rimasta con me dal primo giorno in cui l'ho letta, ma ieri ha preso forma e compimento: è diventata reale.

Nel gol di Ivan Provedel, portiere e già leggenda della Società Sportiva Lazio, c'è un disegno divino, una legge non scritta eppure tangibile che dà merito del bene che i tifosi della Lazio hanno fatto per amore della propria squadra per tutti e 94 i minuti di Lazio vs Atletico Madrid, vale a dire per il tempo a noi concesso ieri sera.

In realtà quel tempo non rende ragione delle ore passate a rimuginare su questa partita, nei giorni precedenti e dal momento in cui abbiamo sorseggiato la prima birra al pub con gli amici di sempre, avvicinandoci col cuore il sentimento e le emozioni a quell'inno che mette i brividi. Perché certe notti sono dei campioni, ma sono soprattutto di chi crede in- e spinge insieme ad- essi. Davvero: la Lazio è grande, ovunque noi andiamo. Ma solo se ci andiamo. Il viaggio è iniziato, e oggi le parole vanno calibrate. Misurate con cura, come la voce che a poco a poco tornerà quella di prima. Sabato c'è già un'altra battaglia da vincere. Che finimondo.


giovedì 13 luglio 2023

Sergio, a cosa servono le parole?

 

Diceva Roland Barthes in un memorabile saggio sulla fotografia (La camera chiara, Einaudi 1980) che essa 'è violenta: in essa niente può sottrarsi [al tempo] e neppure trasformarsi [col tempo]' (p. 92); 'la fotografia mi dice la morte al futuro' (p. 96). Questo proprium della fotografia riguarda qualsiasi foto, da quella più triste a quella più gioiosa, ma è in queste ultime che la misura si fa colma, la tristezza riempie i ricordi e lascia spazio alla Saudade. Vedere questa foto dell'arrivo di Sergej Milinkovic-Savic (ormai otto estati fa) all'aeroporto di Fiumicino è una coltellata al nostro cuore di tifosi. Nell'abbraccio di quella bimba c'è già l'amore corrisposto che i laziali e Milinkovic si sarebbero vicendevolmente donati nel corso di otto lunghe stagioni. Più dei successi (due Supercoppe e una Coppa Italia, tanti derby memorabili, vittorie contro le grandi del nostro calcio), dei gol (Sergio è lo straniero più prolifico della nostra storia) e degli assist (alcuni, di tacco per Immobile ad esempio, indimenticabili), il mio ringraziamento al Sergente è tutto di natura umana: ha sempre parlato poco, ma bene. Si è preso i fischi di uno Stadio sempre molto esigente nei suoi confronti, e ha risposto lodando quei tifosi che lo contestavano, col sorriso, i gol e una classe unici. Da oggi l'al-Hilal ha un tifoso in più: milioni di tifosi in più. La fotografia ferma il nostro tempo, ma non può fermare il tempo. Su questo Barthes si sbagliava: l'amore è dinamico, e resiste alla materia.

Sei cresciuta, Lazio mia. E noi con te: grazie!

Sei cresciuta Lazio mia. E noi con te. Sono 124. 27 per me, al tuo fianco. Non ho memoria, se non con te. Non c'è amicizia, se non da te...