A leggere alcuni commenti dopo la partita di ieri sera, sembra quasi che alcuni tifosi (da social, non quelli che sono andati a Lecce sicuramente) della Lazio abbiano dimenticato la nostra (la loro?) storia. Questi assomigliano a quei romani del II secolo d.C. di cui Marco Aurelio denunciava il declino etico: troppa ricchezza, troppa lussuria porta a questo.
Ad inizio anno nessuno avrebbe immaginato che la Lazio, dopo 17 partite di campionato, avrebbe avuto 34 punti (+15 dalla rometta, quella dei 30 milioni di Soulé che certa stampa locale auspicava in vetta alle classifiche mondiali). Nessuno, ad inizio mese, avrebbe ipotizzato 12 punti vedendo come avversarie, di fila e ravvicinate, Parma, Napoli, Napoli, Ajax, Inter, Lecce. Il più ottimista avrebbe firmato per 8 o 9 punti, parliamoci chiaramente.
Dove eravamo rimasti? Alla sconfitta più umiliante della nostra storia, 0-6 in casa contro l'Inter del "lazialissimo" Simone Inzaghi, per il quale spero in un karma non troppo duro (temo per lui). E allora, scendi in campo con questo spirito sei giorni dopo, su un campo dove non vincevi da tredici (TREDICI) anni, contro una squadra che ama buttartela dove non batte il sole, possibilmente in modo scorretto. Abbiamo creato poco? Non siamo stati brillanti? Signori, abbiamo vinto a Lecce. La Lazio ha vinto e ha cancellato la sconfitta contro l'Inter. Il resto non esiste.
Esistono, semmai, i laziali che si prenderanno cura della Lazio da qui in avanti, come hanno fatto all'Olimpico sotto di sei reti. Mentre il mondo intorno crollava, loro, noi, cantavamo immenso amore. Ancora amore, amor per te.
Forza Lazio. 🦅