lunedì 6 gennaio 2025

Sono io che son cresciuto, o lo sono i tifosi della Lazio?

Già gli applausi e i canti - non di gioia, certo, ma di quell'amore che col volto rigato di lacrime rinforza il legame della fede - che si erano visti al termine di Lazio v Inter (0-6), per la più clamorosa sconfitta mai incassata nella nostra storia (all'Olimpico), già quelli mi erano sembrati una piacevole, che dico straordinaria! novità della tifoseria laziale. Una tifoseria storicamente coscienziosa, passionale sì ma a piccole dosi, perché il corpo funziona se il cuore pompa e il cervello funziona. Ecco, quest'anno i laziali stanno dimostrando di usarlo a meraviglia, il cervello.

Magari qualcuno - come è giusto che sia - si sarà stranito dagli applausi che la Nord a fine gara ha regalato ai ragazzi con l'aquila sul petto. Magari qualcuno avrà interpretato questo gesto come conseguenza di un oscuro e tacito patto tra tifoseria organizzata e società. Lascio queste illazioni infondate a qualcun altro, che magari ne sa più del sottoscritto.

Rimane il dato di fondo: il derby, che la Lazio ha perso con merito, è già un fatto archiviato. Il fatto, la sconfitta contro gli scostumati, è da archiviare non in virtù di una classifica che ci permette ancora di sognare, ma dell'atteggiamento di una tifoseria che ha deciso di stringersi intorno a un gruppo di ragazzi perbene e di un allenatore serio, nella sconfitta come nella vittoria.

Ecco, per me questo vale più dei tre punti, vale più della rivalità cittadina, perché significa averla compresa una volta per tutte. Dall'altra parte, invece, tra coreografie e pezze da complessati (c'era più biancoceleste in quella curva che nella nostra, un altro po'), è arrivato uno strano messaggio. Ma non è che niente niente, a forza di dire che i complessati siamo noi (?), lo sono diventati di brutto loro? Sono io che son cresciuto, o lo sono i tifosi della Lazio?

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