venerdì 18 aprile 2025

Noi, coscienti giovani

I don't believe that anybody feels the way i do about you now.

Così cantavano gli Oasis in quella meravigliosa canzone che è Wonderwall (1995), la colonna sonora che accompagna noi laziali dalla fine degli anni Novanta - un'info forse non inutile, viste le "accuse" d'accollo di inquelli nei nostri confronti nelle ultime ore: buongiorno, fiorellini!

Il giorno dopo, smemorati a parte, è una pezza infinita, come si dice a Roma. Le parole mancano, il dolore cresce e offusca i pensieri, creando questa nube nera senza lampi: non è elettricità ma apatia, un grigiore che sembra non passare mai.

Passerà, come passò Salisburgo - parlo per quelli della mia generazione, noi coscienti giovani. Ecco però, appunto, siamo coscienti disgraziatamente. Soprattutto i nati tra la fine dei 90 e l'inizio dei 2000, per non dire quelli subito dopo: se il tuo orizzonte è sempre stato incerto, come puoi pensare che esista una possibilità alternativa, più luminosa e colorata?

Perché un conto è soffrire con la speranza di un futuro più lieto, un altro è sapere che un popolo così grande, in mani così piccole, non potrà mai ambire a traguardi reali.

Siamo stanchi, parliamoci chiaramente. Come facciamo a tranquillizzare il bambino seduto accanto a voi? Come dire, all'anziana di due file sopra, che c'è sempre un'altra stagione? Siamo sicuri che ci sia? Questo è il dolore più grande, un dolore straziante. Ne parlava benissimo Tolstoj ne La morte Ivan Il'ic, che consiglio a tutti: tra morire e sapere di morire c'è un abisso. Ma pure nel disperato caso di un condannato a morte, fino all'ultimo istante c'è speranza. Il boia potrebbe venir colto da un infarto, la sedia elettrica potrebbe subire un cortocircuito elettrico. Noi, in che cosa speriamo? Rannicchiati in un dolore esistenziale tale da far passare Schopenhauer per il più inguaribile degli ottimisti, ci risvegliamo ancora una volta tristi, delusi e stanchi.

Ma ancora laziali. Ancora a far parte di una delle tifoserie più belle del mondo, che anche ieri ha dato prova di una genialità e di un amore perpetui, che sfidano il brusio del tempo. Siamo stanchi, siamo delusi, ma siamo ancora laziali. Nonostante Claudio Lotito siamo vivi, e in noi c'è un amore che spera. La speranza non è vana. Se siamo tristi, siamo vivi.

Questa, per tutti quelli che come me oggi piangono, è ancora una grande speranza.

Un muro di braccia al cielo: questa è la mia Curva

Citando il grande Runa Casaretti, custode della Lazialità come pochi altri, le bandiere forse andrebbero sventolate all'inizio e alla fi...