Ieri è stata una serata magica. A tal punto che, come inebriato da quanto visto e vissuto allo stadio insieme ai miei fratelli laziali, ho dimenticato per un attimo dell'uomo che ha permesso a tutti noi di vivere un'emozione del genere. Si chiama Maurizio Sarri ed è l'allenatore della Lazio. Della mia Lazio, quella che entra in campo sulle note di My Way intonate da Briga (una sorta di talismano: quando canta prima del match, la Lazio vince sempre). Quella che per 90 e più minuti è capace di nascondere la palla ai campioni d'Italia, trafitti non una ma quattro volte dall'efficace bellezza dei nostri. Sarri va sostenuto, la Nord lo ha fatto. Troppo facile, così, però. Nessun allenatore prima di lui, TRANNE UNO, aveva parlato di "popolo laziale".
Ma noi ci siamo voltati dall'altra parte, dopo il 2-2 con l'Empoli. Abbiamo scelto la strada dell'ottusa ragione a quella della speranza epifanica: è una rivelazione, appunto, questa Lazio. Che è migliorata ovunque, in tutti i reparti. Dalla difesa, dove tra le prestazioni di reparto/di squadra e quelle dei singoli (Hysaj è irriconoscibile, Romagnoli è un leader tecnico, Casale il presente di un futuro roseo, Marusic è nella storia) è stata raggiunta quota 11 clean-sheet. Dietro, la Lazio è solida come la pietra: dal centrocampo in su, è leggera e insieme terribile come "la brezza" cantata dal profeta Elia in 1Re 19,12 e sgg. Tutto questo è frutto di un lavoro costante, pastorale, di Mister Sarri.
Prendete alcuni nomi, anche. Felipe Anderson, sotto l'ala del toscanaccio, è diventato un giocatore imprescindibile per la Lazio. Costante a livelli inauditi (non ha mai saltato una sfida da quando Sarri ci allena), incisivo e duttile come mai era stato. Prendete Zaccagni, che ha realizzato già 8 gol in campionato, e sembra ormai essere giunto a maturazione definitiva (tradotto: farà ancora meglio, possibilmente). Che dire di Luis Alberto, il ritorno del Figliol Prodigo? è un giocatore unico, essenziale, ma lo è da quando ha scelto da che parte stare, indicando la via a tanti laziali chiacchieroni e poco sensibili. Milinkovic è diventato ieri il miglior marcatore straniero nella storia del nostro glorioso club.
Un traguardo incredibile per un calciatore fuori-classe, che ieri è tornato a livelli dominanti. Cataldi, dulcis in fundo, ha vissuto un'epifania: il 24 gennaio del 2015 si era preso il centrocampo di una Lazio allenata da Pioli CONTRO IL MILAN (sconfitto 3-1) vestendo la maglia bandiera, alla sua prima uscita stagionale. Ieri, 25 gennaio 2023, ha chiuso un cerchio con una prestazione da bandiera del club (ma Danilo ha ancora 28 anni). Davanti, qualcosa abbiamo detto, ma non tutto: Ciro Immobile deve ancora tornare, Pedro sta facendo gli straordinari. Ma non possono bastare Romero e Cancellieri come primi sostituti. Non è giusto per Sarri e non è giusto per i due ragazzi appena citati. Che la società faccia un piccolo sforzo per rendere una bella stagione una stagione memorabile. Sarri è la soluzione, non il problema.