lunedì 19 settembre 2022

Come è misera la vita negli abusi della stampa

In una stagione così lunga e particolare, una debacle come quella della Lazio in Danimarca di giovedì scorso segna un punto di svolta. Non necessariamente positivo, ma dopo la vittoria di ieri pomeriggio a Cremona si direbbe addirittura destinale. Guardatela, meglio ammiratela, la prima pagina del Messaggero di ieri. Mica con rabbia, noi quella la lasciamo ai sentimenti nostri, condivisi con chi ci è a fianco allo stadio, con la voce che risuona alla radio o con quella del ricordo di chi non c'è più. Ma con il sorriso. Accogliamola col sorriso questa stampa vicina eppure lontanissima dalle nostre rive (e per fortuna, oserei dire). Sarà più bello, col passare delle giornate, vederli riemergere a galla, uno ad uno, dopo aver sperato in un nostro fallimento. In una nostra crisi (la Lazio al bivio), in una stagione da buttare già a metà settembre.

Come è misera la vita negli abusi della stampa. Come è bello, laziale, nostro, Maurizio Sarri che nella conferenza pre-partita calma gli animi e riporta la sua Lazio alla dimensione primigenia - non quella della reazione di rabbia, non quella del "riscatto, perché se mi devo riscattare vuol dire che ho fatto una cazzata prima. Mi piacerebbe che i giocatori capissero cosa abbiamo fatto e che quindi siano consapevoli". Con un pubblico così (2500 laziali presenti allo Zini) non si poteva fallire. La Lazio non ha fallito, ma ha vinto. Ha vinto bene. 0-4 a Cremona. E il giorno dopo, oggi, sull'edizione nazionale del CDS, neanche una menzione alla consapevolezza biancoceleste. Con l'Atalanta, la Roma si giocava una delle due partite scudetto - paragonabili più o meno come il tartufo al tufo. Che dire, vi lasciamo la classifica che ora c'è la pausa. Magari qualcuno avrà più tempo per riflettere prima di scrivere e filosofeggiare sul germe. Col rischio di diventarci.

martedì 13 settembre 2022

C'è solo la Curva Nord - ma anche la Tribuna Tevere e i distinti

 Al termine di Lazio-Verona, mentre il popolo laziale salta e canta sulle note di Lazio is on fire, un'immagine appare sui maxi-schermo dell'Olimpico: AVANTI INSIEME. La campagna abbonamenti, come vociferato da giorni, viene riaperta ufficialmente. Si tratta solo dell'ultima, intelligente mossa di una società che - per fortuna - sta lavorando meglio di quanto parli (Claudio Lotito docet).

Non mi piegherò facilmente alla narrazione di buzzanchiana memoria per cui "co sti prezzi nun ve potete lamentà e rompe i coglioni" (letteralmente, Radiosei 12.09.2022). Se la società sta lavorando in questo modo è merito di un popolo che ha avuto la pazienza e l'audacia di avere fede a prescindere dal tocco del fianco (societario). Questa è la vittoria degli oltre 24.000 abbonati della prima ora, ma è soprattutto la vittoria di uno stadio (tutto) che quest'anno è tornato a spingere come non si sentiva da anni (almeno dal pre-pandemia, quando si era creato un clima magico). Andare allo stadio per vedere la Lazio è diventato - meglio, è tornato ad essere - un rito (religioso) collettivo, dove la risposta tra l'officiante (la Nord) e il popolo (la Tevere e i distinti) spinge la squadra alla vittoria. Non per 10, 20, 40 minuti. Ma per l'intera durata dell'incontro. L'apice, sa chi c'era (video sotto), in Lazio vs Feyenoord - noi siamo qua, sempre con te. AVANTI INSIEME, allora, perché uno non vale uno e 30.000 laziali valgono 100.000 romanisti.




lunedì 12 settembre 2022

Autunno biancoceleste

Laziali bastardi non è solo il titolo di un bellissimo libro uscito nel 2021 (scritto da Guy Chiappaventi ed Emanuele Palucci, scheda qui) ma la sigla che descrive meglio di altre l'essenza della Società Sportiva Lazio. La sua è una storia centenaria e maledetta, che all'imperativo morale dei suoi padri fondatori ha spesso e volentieri opposto interrogativi peccaminosi: un po' come la Santa Chiesa di Roma, certo sancta ma anche peccatrix, perché l'uomo sbaglia per natura, da che è uomo (mortale).

Laziali bastardi è anche e soprattutto il riflesso che all'esterno percepisce chi vede la Lazio al di qua del suo specchio d'acqua. Movimentato dal 9 gennaio 1900, il corso del fiume biancoceleste è sovente soggetto a increspature e distorsioni. La sua direzione è netta e inconfondibile, ma il suo orizzonte muta di volta in volta; il giorno non è la notte, l'estate non è l'inverno. Che stagione sta vivendo, però, adesso, la nostra amata Lazio? Senz'altro l'autunno: l'unico momento dell'anno che - in barba a chi sminuisce le mezze stagioni - reca con sé un cambiamento profondo.

L'autunno trascina con sé l'estate e le attese infinite che questa sogna. Ma il sogno, poi, d'autunno, o si compie o viene rimandato. Come dagli alberi cadono le foglie, in preda ad un cambiamento feroce e destinale, dal campionato e dalle coppe europee cadono risultati, feroci anch'essi in quanto non modificabili. La Lazio, allora, come sta affrontando l'autunno? Nel proprio elemento: laziali bastardi, che protestano per gli arbitraggi dubbi e lottano, con le unghie e con i denti, con la voce e con il cuore della propria gente, per rimanere aggrappati alla testa della classifica. La quercia che Sarri ha costruito in questo anno e mezzo inizia a mostrare una propria ciclicità, una propria regolarità. Nelle prestazioni dei nuovi (Casale e Vecino, Marcos Antonio e Cancellieri, Provedel e Romagnoli) e nella crescita dei vecchi (Basic, Zaccagni, Felipe Anderson, Patric, Lazzari, Marusic), ma anche e soprattutto nella conferma dei vecchissimi, e sempre nuovissimi, capisaldi della rosa (Milinkovic, Immobile, Luis Alberto).

Sta nascendo una grande Lazio e lo si vede dalla compattezza di questo gruppo. Le sue manovre sono più fluide, la sua solidità non è più una novità da sussurrare a bassa voce ma una verità da attribuire al suo maestro, Maurizio Sarri. L'uomo che, aldilà di ogni (superlativo) schema, si sta comportando con un padre di famiglia nei confronti dei suoi giocatori ma anche - in assenza di una società forte, che pure sta iniziando a cambiare struttura - dei suoi tifosi, quelli che quest'anno non hanno mai fatto mancare il proprio insostituibile calore. Questo blog è nato per raccontare questa e le prossime stagioni, a tutela della Lazio e dei laziali. Che magari continueranno a difendersi da soli, come hanno sempre fatto: da ieri, però, con un Comandante in più a guidarne la rivoluzione.

Un muro di braccia al cielo: questa è la mia Curva

Citando il grande Runa Casaretti, custode della Lazialità come pochi altri, le bandiere forse andrebbero sventolate all'inizio e alla fi...