
Come si può spiegare la Lazialità, concetto di per sé inafferrabile, in una sola immagine? Impresa destinata al fallimento, a meno che chi non la guardi per la prima volta non senta dentro quelle
pulsazioni che sanno indicare - meglio di qualsiasi sofismo - la strada della verità. D'accordo, è solo un'immagine. D'accordo, è proprio del tifoso sovraccaricare di senso immagini, momenti, idee e sensazioni che dall'esterno si mostrano sempre più oggettive, crude, bidimensionali a chi non vi partecipa emotivamente. Eppure questa immagine un pregio (oggettivo appunto) ce lo ha: è quello di raffigurare, magari involontariamente, l'unione di intenti di questa Lazio di Sarri. D'altra parte il mister (che con le dichiarazioni sul germe puntava proprio a questo, ora lo sappiamo) la Lazio l'ha sempre difesa, davanti alle telecamere e in campo, rimediando addirittura la squalifica per somma di ammonizioni (4) all'8a giornata di Serie A. In questa splendida fotografia, ritraente Zaccagni e Romagnoli in una rivelativa stretta dopo il 2-0 firmato dal 13, c'è tutta l'essenza della Lazialità: c'è la sofferenza, l'ardore, l'emozione e il brivido forte, il senso di appartenenza. Perché è la Lazio a sceglierti, non tu a scegliere Lei. "Ho coronato un sogno, e auguro a chi è tifoso come me di fare lo stesso". Sono le parole di Alessio Romagnoli al termine di Lazio 4-0 Spezia, semplici e insieme incisive - come il calciatore che Alessio sta dimostrando di essere. Insieme a lui, nella corsa sfrenata e appassionante sotto la Nord, c'era anche Danilo Cataldi. Due ragazzi laziali, due tifosi-giocatori nel pieno della loro carriera. Cataldi abbracciava Romagnoli come un tifoso abbraccerebbe un beniamino dopo un (gran) gol, Romagnoli stringeva tutti, Zaccagni Cataldi Ciro Sergio, emozionato come un bimbo. Se la Lazio ti sceglie, non puoi resistergli.
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